AGONISMO E SPORT
Non esiste sport senza agonismo: il concetto stesso di sport si basa sull’agonismo. Lo sport nasce come riduzione regolamentata della battaglia, come modo per placare la fame di guerra, limitando i danni. E’ un elemento di confronto, prima con l’avversario e poi con le leggi della natura o con se stesso. Basta osservare un gruppo di bambini giocare: già nel gioco dei bambini l’agonismo è insito ed inevitabile. Non esiste, infatti, gioco in cui non si mettano in competizione (e lo sport per i bambini DEVE essere un gioco e DEVONO divertirsi): maschi e femmine in modo diverso, solitamente i primi per essere il migliore, le seconde per migliorarsi, con tutti i mix del caso. Inoltre i bambini hanno una totale capacità di riconoscere e di assegnarsi un ruolo: a scuola, in italiano, nell’ora di attività motoria, sanno perfettamente chi è il migliore e chi il mediocre.
Non si può dissacrare questa regola naturale volendo diffondere il messaggio sacrilego che tutti i bimbi sono uguali, che tutti hanno le stesse capacità e gli stessi talenti. Ci sono bambini più portati per attività sedentarie, chi per attività di studio, chi per lo sport. Il danno nasce quando i genitori vogliono mettere ruoli ai propri figli che non hanno: quello può generare nei bimbi dei forti complessi sia di inferiorità sia di incapacità di raggiungere obiettivi che gli adulti hanno prefissato. Costringere un bambino ad uno sport che non è nelle sue corde è il male più grande per quel bambino. Ogni bambino deve essere consapevole dei propri limiti, in grado di riconoscere realisticamente i propri avversari e cosciente che ci sono avversari irraggiungibili. E’ necessario che i genitori, in primis, accettino i limiti dei proprio figli in modo da poter gioire per i loro talenti. E’ giusto aiutarli ad avere gli strumenti migliori per fare le scelte migliori e trovare la strada migliore, ma lasciandoli sbagliare, perdere e rialzarsi.